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Ripartire – non ripartire , spaghetti non spaghetti…

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“Mollare, non mollare … spaghetti, non spaghetti …” meditava il mio Panda preferito (Kung-Fu Panda o come lo chiamo io PandaFuTu),

“Ti preoccupi troppo per ciò che era e ciò che sarà” rispondeva il suo maestro “C’è un detto: ieri è storia, domani è un mistero, ma oggi … oggi è un dono, per questo si chiama presente.”

Perciò ho scelto di riaprire un blog del passato, vivendo oggi, cose che domani saranno quel che saranno. Un Archeokoko in più tra i vari social su cui potete seguirmi (Facebook, Instagram, TikTok, YouTube), senza dimenticare la mia pagina di Academia.edu dove trovate quasi tutte le mie pubblicazioni. Sperando di far piacere ai miei followers e augurandovi buona lettura mentre leggete gli articoli passati in attesa di nuove scritture.

 

Torre San Colombano _ Briga Novarese

BRIGA NOVARESE. SAN COLOMBANO
Torre (fine XI sec)
I resti, inclinati verso Nord, a pianta rettangolare con uno spessore del muro metri 1,55 consentono analogie con le torri di Ornavasso, composta da cinque piani di impalcati lignei, la sua altezza totale era di circa 20 metri, e le torri contenute nei castelli di Buccione, Pratosesia, Gattinara, Arona. La evidente rotazione dimostra che il crollo fu causato agendo sul lato di levante al fine di procurare contemporanesmente il disfacimento del palatium di abitazione dei Biandrate che sorgeva accanto alla torre medesima.
I muri di recinzione del castrum coprono una superficie di circa 3500 metri quadrati con un perimetro quasi ellittico. Accanto alla torre è posta una cisterna interrata coperta da una volta a botte in muratura, in parte crollata.
Parte delle macerie furono in parte reimpiegate nell’ampliamento della cappella in castro dddicata a San Colombano, come appare da un contratto stipulato nel 1594 con il mastro Pietro Petrone di Lugano.
Raggiungeva a vista il castello di Gavala e la cima del Mottarone, la vicinanza al Verbano e al Ticino ne rendevano la posizione strategica per il controllo del territorio e degli itinerari verso il lago d’Orta e il Monferrato.
Fu distrutto dai Novaresi nel 1223 oppure dai Visconti nel 1331.

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Monastero di Astino (Bg)

FB_IMG_1490610424974La scoperta archeologica di numerosi frammenti di sculture in terracotta nel terreno del monastero, ora esposti nella mostra, Il monastero restituito, è da ricollegarsi alle statue del Compianto su Cristo morto ad altezza naturale, già nella cappella del Santo Sepolcro, che si credevano per sempre perdute. Questa tipologia di gruppi statuari, detti Compianti, diffusi nei secoli XV e XVI, esercitava un grande coinvolgimento emotivo nel pubblico e affonda le sue radici nel dramma sacro e nelle sacre rappresentazioni della Passione nella Settimana Santa.
(dalla conferenza del 27 ottobre 2016: prof.ssa Anna Maria Testaverde (Univ. Studi Bergamo)

MM3 ARCHEOLOGICA

Oggi girando per Milano mi sono ricordato dei resti di un impianto fognario d’epoca romana, visto più volte in passato, esposti nel mezzanino d’uscita di Piazza Missori della stazione della M3 (Linea Gialla), datata dal I al V secolo d.C.
I resti furono individuati, scavati e recuperati durante i lavori di scavo tra il 1989 e il 1990, tali indagini si protraevano nell’area di Piazza Missori fin dal 1982, risultarono assai importanti per la definizione della Forma Urbis Mediolani. Fu evidente infatti che le abitazioni gallo-romane erano allineate con l’andamento della attuale via Unione, i resti di tali abitazioni (in alzato ligneo con battuto pavimentale terragno) furono ben identificati e risultò evidente come parte di essi dovettero essere demoliti per la realizzazione della via Laudense (attuale corso di Porta Romana / Corso Lodi). Il tratto fognario esposto venne individuato sotto un tratto di basolato stradale di tale via, e con esso allineato, realizzato nel I secolo d.C. Facile da visitare per chi giraingiro per il capoluogo lombardo, fu uno dei primi monumenti milanesi che visitai da matricola universitaria ovviamente.
(le foto d’archivio sono tratte dai pannelli illustrativi esposti, a cura della allora Soprintendenza Archeologica della Lombardia)FB_IMG_1478785510902 FB_IMG_1478785515464 FB_IMG_1478785519792 FB_IMG_1478785523307 FB_IMG_1478785527258

E-State Archeo Koko

Visto che sono sempre in giro vi narrerò luoghi e storie che andrò a toccare. Come per l’archeogiubileo inventerò qlcs per aiutare chi ne ha bisogno confidando anche nel vostro sostegno. Comincio questa serie estiva per salutare la mia Cervia … dove ho trascorso il weekend appena passato. Per qualcosa di archeo vi posto la recensione che ho scritto l’anno scorso su Archeologando (n.28 sett. 2015), il notiziario del Gruppo Archeologico Luinese, sugli scavi locali di alcuni anni fa, pp. 10-11, scaricabile on-line alla pagina http://www.archeoluino.it/Archeologando.html. 13557791_1245824975430638_4237527064392802359_n In questi giorni invece sto seguendo dei lavori nella ridente Valle d’Astino ai piedi dei colli di città alta di Bergamo verso occidente. Qui sono quasi uno di casa visto che da anni vado e vengo per seguire i lavori presso il monastero.

Il monastero di Astino fu fondato nel 1107, anno in cui è documentato l’acquisto di terre da parte di alcuni notabili bergamaschi “ad utilità dell’edificando monastero di Astino”. Con queste acquisizioni si voleva favorire l’insediamento dei Vallombrosani a Bergamo, fortemente travagliata a quel tempo dalla lotta per le investiture e per la presenza sulla cattedra vescovile del vescovo Arnolfo, scomunicato perché simoniaco. Fin dalla sua istituzione la toscana Congregazione Vallombrosana con la carismatica figura del suo fondatore San Giovanni Gualberto, aveva lottato con forza contro la simonia (mercimonio delle cariche ecclesiastiche) e per il ritorno della Chiesa alla purezza evangelica, sostenendo la riforma ecclesiastica di papa Gregorio VII. La diffusione dei Vallombrosani nell’Italia Settentrionale nel XII secolo con la fondazione di 17 monasteri è da inquadrarsi in questo ambito riformatore. (http://www.fondazionemia.it/it/astino/storiaScreenshot_2016-07-06-17-45-43-1

Aria di laghi e colli, Umbria

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Ultima partenza mattutina quella da Terontola alla volta di Perugia, si perché inizialmente era questa la meta ma strada facendo ho ragionato sul fatto che la veglia  pasquale ad Assisi sarebbe stata in tarda serata per cui potevo farcela, tant’è che per cena ero nella città di S. Francesco. Grazie ai consigli di Paolo (educatore e custode dell’oratorio di Terontola) ho seguito la pista ciclabile che mi ha evitato diversi sali-scendi anche se mi ha evitato di attraversare diversi centri abitati come Montecchio, Fonte Sant’Angelo, Tuoro, Passignano, San Vito e altri; ma impagabile è stato il panorama sul lago Trasimeno e il pensiero di attraversare i luoghi della storica battaglia tra l’esercito di Annibale e le legioni romane condotte da Gaio Flaminio: http://archeokoko.myblog.it/2016/03/26/battaglia-sul-trasimeno/

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Anche in questa tratta è impossibile descrivere tutto, dalla rocca longobarda di Passignano (V-VI secolo) al castello dei Cavalieri di Malta di Magione (XII secolo), alle numerose chiese, tra le quali la chiesetta romanica di San Vito:  costruita tra il XII e XIII secolo, così come la piccola torre, per le sue caratteristiche costruttive lascia pensare che inizialmente non fosse eretto come campanile, ma come faro di segnalazione: la sua struttura ad arcata, con una base completamente vuota all’interno lascia pensare alla necessita di accendervi un fuoco in modo tale che il riverbero illuminasse le finestrelle tonde poste alla sommità.

SanVito

Due parole però le spendo volentieri per la torre dei Lambardi sulla cima più alta del territorio di Magione – non fosse altro perché per la salita che ho dovuto fare fino a scorgerla e visitarla. La torre fu edificata tra la fine del XII e gli inizi del XIII secolo, dai cavalieri Ierosolimitani, dopo la costruzione dell’ospitale-fortilizio di San Giovanni nell’allora Pian di Carpine (l’attuale Magione). Deve forse il suo nome alla famiglia che nel XVII secolo ne era proprietaria o per l’appartenenza a famiglie nobili, che nella vicina Toscana si chiamavano Lombardi, ma solo nel XIX secolo tale denominazione appare attestata, tanto che nel 1886 un documento la cita come “Torre detta della bicocca”.

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Una nota di curiosità, a pian terreno fanno bella mostra di se due urne cinerarie etrusche provenienti dal territorio ma purtroppo decontestualizzati

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Per approfondimento vi rimando alla pagina dedicata, dei Musei di Magione, sito in cui potrete anche essere aggiornati sulle tante iniziative che vengono proposte, come ad esempio alcune mostre d’arte contemporanea.

Lasciato Magione seguendo la statale verso Corciano, sono giunto al parco di san Mariano, vicino al locale campo da golf e da qui, attraversato san Sisto, sono giunto a Perugia, superato il sottopasso della stazione e salito da via del Bucaccio sono entrato in città attraversando la porta etrusca nota col nome di Porta Eburnea o Arco della Mandorla (proprio la realizzazione dell’arco in epoca medievale fu il motivo della distruzione della struttura etrusca)

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una rapida visita alla basilica di San Pietro

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e purtroppo non c’era tempo per visitare il pozzo etrusco, noto come pozzo Sorbello, dal nome della nobile famiglia proprietaria del Palazzo sovrastante, qui però vi invito a leggere la pagina del consorzio Perugia Città Museo http://www.perugiacittamuseo.it/it/pozzo-etrusco.html#

Da Perugia gli ultimi 20 km verso Assisi sono sembrati un attimo, uscito verso Ponte San Giovanni e passato per Bastia, splendida la chiesa di Santa Croce del 1295, fondata dai Frati Francescani,

Bastia

inizia ad apparire il colle di Assisi e superata Santa Maria degli Angeli dalla ciclabile che conduce alla città di san Francesco mi è stato impossibile trattenermi dal fare un selfie d’arrivo, l’unico in questi oltre seicento chilometri di cammino.

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Da Siena a Terontola

Inizio scusandomi per il ritardo con cui riporto queste pagine, ma la rottura del caricatore per il cellulare mi ha obbligato ha una gestione “a risparmio” dello stesso.

Partiamo quindi da Siena, che in realtà non ho visitato essendo giunto in serata presso l’Ostello ospitato con ogni riguardo da Suor Ginetta, qui un nutrito gruppo di pellegrini ha condiviso insieme a me l’ospitalità e la generosità delle suore, lasciando l’obolo per i poveri che qui si recano per le proprie necessità. Con la partenza mattutina ho potuto giusto fare alcune foto panoramiche della città.

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Attraverso il solito sali-scendi di paesi minori sono giunto ad Asciano, qui una foto veloce alla Basilica di Sant’Agata, antica collegiata: risale all’ XI secolo, dal 1040 subentrò con il titolo di pieve ed il ruolo di chiesa battesimale, alla pieve precedente di Sant’Ippolito in Sessiano, poco fuori l’abitato; tra il XII e il XIII secolo la chiesa venne ampliata, si costruì un’ampia navata in stile gotico che fu raccordata alla originaria struttura a croce greca. La chiesa nomina a collegiata risale al 1542.

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Da qui ho proseguito attraverso Fornoli salendo a Sinalunga, poi in discesa attraverso Guazzino, Farneta, Montecchio e altri paesi fino a Terontola, dove don Alessandro mi ha affidato alle cure del custode Paolo (mio coetaneo) che lavora come educatore alla casa del giovane (oratorio e parco parrocchiale) di fronte alla chiesa vicariale dedicata a S.Giovanni Battista. Qui ho sostituito nell’ospitalità un gruppo di giovani scout giunti il giorno prima da Castiglione.

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Ovviamente un salto in stazione al mattino della partenza era d’obbligo per una foto alla targa che ricorda l’opera di Gino Bartali a favore dei perseguitati durante il secondo conflitto mondiale del secolo scorso.

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Da Empoli a Siena

Approfitto della pausa pranzo per riprendere il diario di ieri. Concedetemi di ringraziare ancora una volta la Misericordia di Empoli per l’ottima accoglienza 20160325_133738

L’attraversamento in Val D’Elsa mi ha condotto attraverso storia arte e letteratura; e tanta tanta natura che ahimè non sono riuscito ad immortalare: uccelli, lepri e scoiattoli sono stati sempre più veloci di me… allora accontentatevi di questo fungo

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E di questo gatto

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Delle varie cittadine toccate, ovviamente un continuo sali scendi perché pievi, castelli, conventi e chiese li trovi tutti in collina, ma è stato impossibile evitarli. Però consiglio per chi volesse visitare questi luoghi di recarsi alla domenica altrimenti troverete quasi tutto chiuso. Dopo Monterappoli e Fontanella sono arrivato a Castelfiorentino e salito attraverso la città alta sono giunto alla Pieve di S. Ippolito. La chiesa è costruita in laterizio, sulla facciata presenta la bifora tipica delle chiese romaniche locali, sinpresenta ad unica navata. La data incisa del 1195 sembra riferirsi alla fine della costruzione. 20160325_134859

Poi ho attraversato altri paesi di cui ricordo Pesciola e Le Murate per arrivare a Certaldo (e come non ricordarsi del cuoco Chicchibio narrato da Boccaccio? ) quindi altra salita, per rimirare la casa dello scrittore, ricostruita dopo i bombardamenti,  e lì vedere ancora in situ nella cantina alcune antiche giare. Poi nella vicina chiesa la tomba e poco più avanti il Palazzo Pretorio.

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Abbandonato Certaldo ho attraverso altri paesi con panorami che è impossibile descrivere sono arrivato a S.Appiano, anche qui con antica pieve in collina,

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La pieve è ricordata già nel 990 d.C. tra le strutture esistenti era annesso anche il battistero, cosa eccezionale per gli edifici analoghi del territorio fiorentino. Da qui il passo per la città del Savonarola, Poggibonsi, dove il frate incontrò l’imperatore aquietandone gli animi ed evitando la guerra, non è  stato proprio breve ma ci sono arrivato. Da bravo archeologo sono poi salito all’archeodromo dove resti dell’abitato medievale sono abilmente descritti dai pannelli esplicativi e in alcuni casi ricostruiti:

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Ovviamente una visita al convento francescano di S.Lucchese e alla Magione (antico ospitale di S. Giovanni dei cavalieri di Malta) oggi base scout.

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Da qui ho seguito la ciclabile che reca a Staggia,  altra rocca che dal X al XV secolo controllava il territorio,

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Poi un tratto di statale e poi ancora ciclabile fino a Monteriggioni, dove ho assaporato un morabile panino con finocchiona e pomodori secchi sott’olio. Il castello fu eretto nel 1213, sotto Ermanno di Paganello da Porcari, podestà di Siena.

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La chiesa dedicata a Santa Maria era una volta dedicata a S. Giovanni e diede il nome dalla porta sud, da dove una volta uscito ho ripreso la francigena verso Siena,  fermandomi un attimo ad ascoltare il “menestrello” Alessandro, da Vinci

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che allieta turisti e pellegrini che si recano a Monteriggioni.

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Terra di Toscana

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Partenza mattutina ma non troppo (visto che oggi i chilometri da percorrere saranno una quarantina), dalla parrocchiale / abbazia di S. Salvatore di Vaiano che ha la sue origini fino dal IX secolo anche se dopo un periodo di abbandono furono i monaci vallombrosani nel XII secolo a ridarle vita.

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Nello specifico vi rimando a Wikipedia per la storia: https://it.m.wikipedia.org/wiki/Badia_di_San_Salvatore_(Vaiano) Al sito diocesano per l’arte: http://www.diocesiprato.it/badia-di-vaiano/ e al sito dei monaci per chi volesse saperne di più su Valleombrosa (per chi non lo sapesse anchr il monastero di Astino a Bergamo apparteneva ai monaci vallombrosani): http://www.monaci.org/

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Attraversati paesi minori la strada fino a Prato è  tutta discesa, anche se in verità le mura appaiono ben dopo il cartello stradale. In città d’obbligo la visita al Duomo di S. Stefano

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Dove ho ammirato per la prima volta gli affreschi quattrocenteschi di Francesco Lippi (approfondimento:http://www.po-net.prato.it/artestoria/it/?act=i&fid=1487&id=20110303113958273 )

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A molte altre chiese (meritano sicuramente una visita le carceri) e al Palazzo Pretorio dove nelle sale dei Musei è allestita la mostra “L’ombra degli Etruschi” fino al 30 giugno (con orario di apertura dalle 10.30, e io ovviamente sono passato prima).

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Da qui fino a Montelupo poco da segnalare  (in queste poche righe cerco d’altronde di fare una sintesi di tutto ciò che vedo). qui invece in cima ad una collinetta dove si instauro’ il castello medievale, vi è l’antico Priorato del borgo, sempre nel terrirorio comunale la villa romana di Vergigno e un piccolo ma mi assicurano bello museo archeologico. Tutto rigorosamente chiuso ad ora di pranzo.

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Poi un po di campagna… fino quasi ad Empoli. Che per quanto piccola e recente città mostra comunque qualche monumento interessante, tra cui il santuario della Madonna del Pozzo e la Colleggiata del Duomo.

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Per il resto mi ha accompagnato una gelida tramontana tutta la giornata,  costringendomi a mettere e togliere maglie a seconda del caldo/freddo, e sicuramente i miei piedi mi ringraziano per l’andatura quieta di oggi. Per chi si preoccupasse stanotte dormirò su un letto vero, grazie alla Misericordia di Empoli per intercessione di Mauro, pompiere volontario archeologo conosciuto lo scorso ottobre a Tarquinia.

Fiorenzuola – Sassuolo : one day

Screenshot_2016-03-23-10-48-43-1 Per la serie “don’t try this” la tappa di ieri è stata decisamente faticosa: 14 ore di cammino pressoché non stop. Dal fresco umido mattutino al caldo delle prime ore di sole, poi nuvoloso e qualche goccia di pioggia a Reggio Emilia (che per fortuna è ricca di portici). Poi a Sassuolo mi sono arreso, e prima con un trenino fino a Modena poi col regionale o raggiunto Mattia, Andrea e Samuele a Bologna.20160323_110955

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Peccato per le molte (troppe) chiese trovate chiuse, ma colgo il meglio di questa esperienza che mi permette di ripassare il mio kokoenglish con gli stranieri che incontro  (vi assicuro che sono tanti) ma anche di ammirare resti archeologici (come i ponti di Fidenza e Parma) 20160323_111303 Parma-ponteromano Comunque la giornata è stata ricca di incontri: al mattino ho salutato Suchi, ragazza di Parigi che sta percorrendo la francigena, con la quale ho condiviso l’ostello di Fiorenzuola;

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Poi nei campi, al mattino, il cane Bengji, di un ragazzo dell’europa dell’est di cui non saprei come scrivere il nome; ad Alseno, il sig. Ettore che mi ha parlato di come la sua casa sia una vecchia stazione di posta per il cambio cavalli risalente almeno al quattrocento

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poi Assym, ragazzo arabo mussulmano col quale abbiamo condiviso similitudini religiose, lui cerca lavoro e si arrangia come può con i pochi soldi che ha; infine i due ragazzi del tabacchino di Sassuolo che mi hanno consigliato itinerario cittadino e possibili treni e bus per andare a Modena da dove avrei proseguito per Bologna. Giornata piena insomma con la fatica che a Reggio Emilia iniziava a farsi sentire, in mio aiuto è arrivata la bevanda energizzante che mette le ali, ed in effetti così è stato, tanto che le gambe (seppur con qualche indurimento sulla coscia) hanno retto fino alla fine.

Red bull

Resta da aggiungere una nota “archeo” per Sassuolo dove, nella canonica è ancora presente l’antico pozzo, una volta nella corte mentre oggi nell’atrio dell’edificio che ha chiuso il cortile.

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Una tappa che mi ha messo alla prova, e come in molte cose mi piace spingermi al limite, così so fin dove posso arrivare e se non altro posso dire di averci provato. Poi notte in stazione e partenza dopo un paio d’ore tanto col freddo non si dorme, e ora attraverso gli Appenini.