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Varese – Battistero di San Giovanni

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Un più antico edificio è testimoniato per il VII-VIII, a pianta “poligonale” con una piccola abside verso est; al centro dell’edificio la vasca battesimale interrata di forma ottagonale,  recuperata durante i restauri degli anni 1948/50, è oggi visibile, con le pareti in muratura, chiuse da un lato da una lastra di pietra per lo scolo delle acque. Altri resti visibili sono alcuni resti murari e della pavimentazione. Già nel XIII secolo il battistero fu ampiamente rimaneggiato: vennero rettificati i lati della facciata e del lato sud, demolita l’abside, costruito il presbiterio e la tribuna con le scale per accederv, sul lato nord. L’esterno fu rivestito in pietra di Viggiu. Alla fine del XIII secolo risale la vasca ottagonale monolotica, incompiuta au alcuni lati. 20160319_075843   Al 14 secolo risale la maggior parte della decorazione pittorica con una teoria di Apostoli e Santi tra cui pregevoli sono una natività, San Ludovico da Tolosa  e San Giacomo a cavallo.

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Le opere migliori sono attribuite al maestro della tomba dei Fissiraga (per approfondimenti rimando alla pagina web: http://www.italiamedievale.org/sito_acim/contributi/tomba_fissiraga.html ) autore anche della immagine della Madonna con bambino eseguita sulla lunetta del portale nella parete sud.

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L’area della basilicata e del battistero e il cimitero che le circondava fu riordinata con San Carlo (del 1567 è la visita in cui dava ordine di ampliare la basilica di S. Vittore). Per quanto riguarda il battistero l’ultima grande modifica fu apportata trabil 1878 e il 1880, anni in cui, per problemi di statica, furono abbattuti e rettificati le pareti nord dell’edificio.

Detto ciò passate a visitarlo.

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L’antica San Materno (oggi Sant’Antonio) in Maccagno Superiore

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La chiesetta, posta all’inizio della scalinata dell’antica mulattiera che sale verso gli abitati della Veddasca, fu la prima chiesa di Maccagno Superiore. Eretta alla fine del XIV secolo, fu dedicata a San Materno, titolo che passò alla nuova parrocchiale costruita nel XVII secolo, così la piccola chiesa fu dapprima dedicata a S. Maria e poi a S. Antonio.

Nel XX secolo furono recuperati e restaurati ad opera del maestro Lindo Grassi gli affreschi cinquecenteschi (riconosciuti quale opera di Antonio da Tradate) coperti a calce in occasione di un evento pestilenziale. Di questi affreschi il primo che fa bella mostra di sé, è una Madonna assisa con probabilmente un bambinello oggi ex-tinto, nella lunetta sopra il portale in pietra cannobina. All’interno sulla parete destra si è subito colpiti da un’ultima cena assai pregevole e particolareggiata, con una tavola imbandita di tutto punto che mostra un’istantanea di una mensa conviviale cinquecentesca.

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Sotto quest’affresco doveva correre lungo tutte le pareti una teoria di apostoli, della quale però restano solo sei volti e non tutti completamente conservati.

A lato dell’ultima cena, nella parete d’ingresso e sulla parete opposta, si susseguono scene della passione di Cristo, parzialmente obliterate alla vista e rovinate dalla costruzione di un portale ligneo interno. Si possono così ammirare l’ingresso di Gesù a Gerusalemme, la preghiera nel Getsemani, la cattura di Gesù, il bacio di Giuda, la flagellazione, l’incoronazione di spine e Gesù davanti a Pilato. Gli affreschi dovevano essere tutti accompagnati da didascalie in dialetto che ne spiegavano il contenuto, di queste oggi sono leggibili “Como Juda basa dio per tradirlo in li man …” e “Come li farizej ano menato dio denanzi a Pilato“; altre se ne intravvedono ma è praticamente impossibile leggerne il contenuto.

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Nella parte inferiore della parete di sinistra erano rappresentate le allegorie dei mesi, alla difficile lettura per la cattiva conservazione degli affreschi vengono in aiuto le analoghe composizioni dell’artista nelle chiese dedicate a San Michele in Arosio e Palagnedra, al mese di Gennaio corrisponde l’uomo seduto ad una tavola imbandita davanti ad un camino, al mese di Febbraio è possibile leggere la potatura della vite, per Aprile si intravede un fanciullo che porta in mano una rosa, per i mesi di Giugno e Luglio le scene si accostano a quelle della raccolta delle messi, per il mese di Settembre la scena è quella di un bottaio, gli altri mesi non si sono praticamente conservati.

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bibliografia: L. Giampoalo, Storia breve di Maccagno Inferiore, già feudo imperiale, Corte regale degli imperatori, terra per sè e di Maccagno Superiore, Varese 1962, pp. 198-200, tav. XLI; L. Broggi, Antonio da Tradate. La pittura tardo-gotica tra Ticino e Lombardia, Varese-Tradate 2012, pp. 123-127.