Peccato per le molte (troppe) chiese trovate chiuse, ma colgo il meglio di questa esperienza che mi permette di ripassare il mio kokoenglish con gli stranieri che incontro (vi assicuro che sono tanti) ma anche di ammirare resti archeologici (come i ponti di Fidenza e Parma)
Poi nei campi, al mattino, il cane Bengji, di un ragazzo dell’europa dell’est di cui non saprei come scrivere il nome; ad Alseno, il sig. Ettore che mi ha parlato di come la sua casa sia una vecchia stazione di posta per il cambio cavalli risalente almeno al quattrocento
poi Assym, ragazzo arabo mussulmano col quale abbiamo condiviso similitudini religiose, lui cerca lavoro e si arrangia come può con i pochi soldi che ha; infine i due ragazzi del tabacchino di Sassuolo che mi hanno consigliato itinerario cittadino e possibili treni e bus per andare a Modena da dove avrei proseguito per Bologna. Giornata piena insomma con la fatica che a Reggio Emilia iniziava a farsi sentire, in mio aiuto è arrivata la bevanda energizzante che mette le ali, ed in effetti così è stato, tanto che le gambe (seppur con qualche indurimento sulla coscia) hanno retto fino alla fine.
Resta da aggiungere una nota “archeo” per Sassuolo dove, nella canonica è ancora presente l’antico pozzo, una volta nella corte mentre oggi nell’atrio dell’edificio che ha chiuso il cortile.
Una tappa che mi ha messo alla prova, e come in molte cose mi piace spingermi al limite, così so fin dove posso arrivare e se non altro posso dire di averci provato. Poi notte in stazione e partenza dopo un paio d’ore tanto col freddo non si dorme, e ora attraverso gli Appenini.